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Matteo Berrettini fa l’australiano

Matteo Berrettini si appresta ad aprire la nuova stagione. Il nostro tennista è in Australia per il primo Slam dell’anno e affronta subito, alla Melbourne Arena, la wild card australiana Andrew Harris, n. 182 del mondo. Nei giorni scorsi Matteo è stato ospite di SBS negli studi di Melbourne per un’intervista realizzata da Dario Castaldo.
Ecco cosa ha detto il campione dell’Aniene. «Una delle svolte dell’anno scorso è avvenuta quando ho cominciato a vivere tutto con maggior leggerezza».

Matteo Berrettini è un ragazzo riflessivo – anche troppo – eppure è il numero 8 della classifica mondiale di uno sport nel quale è fondamentale l’equilibrio tra istinto e ragionamento, tra «l’essere presente e l’essere pesante». Nella sua giovane carriera, il 23enne romano ha già vinto 3 tornei ATP – Gstaad 2018, Budapest e Stoccarda 2019 – e lo scorso anno ha anche raggiunto la finale a Monaco di Baviera, gli ottavi a Wimbledon e a Roma e soprattutto la semifinale agli US Open.

Risultati che mancavano all’Italia della racchetta da più di 40 anni e che gli hanno consentito di guadagnare in extremis l’ultimo posto utile per le Finals di Londra, il torneo riservato agli otto migliori giocatori del mondo, dove Matteo ha anche battuto l’austriaco Thiem, diventando il primo italiano di sempre a vincere un match al Master. Alla luce di tutto questo, a fine anno l’ATP gli ha tributato il riconoscimento di Most improved player of the year.

«È strano dire che faccio parte dei migliori del mondo, ma è quel che racconta la classifica – ha detto Berrettini, ospite del programma italiano di Radio SBS – E a parte ricevere richieste per interviste radiofoniche ad orari improbabili, anche da Top 10 continuo a vivere la mia vita da tennista con lo stesso approccio, lo stesso atteggiamento, la stessa adrenalina e la stessa voglia di fare bene tutti i giorni. L’importante è cercare di rimanere con i piedi per terra e continuare a lavorare come abbiamo fatto per arrivare fin qui». Berrettini parla al plurale, rifendosi spesso e volentieri al coach di sempre, l’ex pro Vincenzo Santopadre. Al quale Matteo riconosce molti meriti, dalle bugie bianche alla capacità di tenere viva la passione per il gioco del tennis.

Quanto alla differenza con i tre mostri sacri – Federer, Nadal e Djokovic – con i quali si è confrontato lo scorso anno e che continuano a menare le danze, il numero 1 italiano riconosce che la distanza rispetto alla concorrenza si stia accorciando, ma che oltre ad essere i più grandi nella storia dello sport del diavolo, «Roger, Rafa e Nole rispetto agli altri hanno ancora un margine in termini di tecnica, mentalità ed esperienza. Per giocarci alla pari bisogna trovare un equilibrio – Matteo torna ancora su quel punto – tra l’umiltà e la strafottenza».

Intanto alla vigilia del primo Slam stagionale, Berrettini esprime anche un pensiero sulla tragedia che sta devastando l’entroterra australiano e che proprio questa mattina ha portato le autorità di Melbourne a chiudere alcuni uffici pubblici e a definire «pericolosa» la qualità dell’aria della capitale del Victoria. «Mi dispiace molto per la catastrofe ambientale che si sta abbattendo sull’Australia – spiega – Ci siamo mossi un po’ tutti, tennisti e non, per dare una mano. Vedremo quale sarà la qualità dell’aria ad inizio torneo. Per ora non ho riscontrato grossi problemi e il direttore ci ha rassicurati. Ci ha detto insomma di non preoccuparci e ci ha garantito che la tutela della salute di tutti verrà rispettata».

Infine una chiosa sulla sua compagna australiana, la tennista Ajla Tomljanovic. «Non abbiamo deciso per quale delle due nazioni dovrebbe giocare un eventuale erede, ma so per certo che parlerà italiano».