NewsKlaus Dibiasi si tuffa all’Aniene

Klaus Dibiasi si tuffa all’Aniene

Una serata con Klaus Dibiasi, un viaggio straordinario nel mondo dei tuffi e del grande campione che ha segnato il suo sport. Tre medaglie d’oro olimpiche consecutive – Messico ’68, Monaco ’72 e Montreal ’76 – rappresentano un record e una supremazia. L’azzurro ha presentato il suo libro, “Tuffi per tutti”, scritto con Mario Zanotelli, tuffatore anche lui. Entrambi sono aiutati, nelle pagine del libro, per spiegare come effettuare il tuffo perfetto, dal loro simpatico allievo Carletto, ideato e disegnato da Zanotelli. Carletto è il filo conduttore di questa guida: prende tutti per mano e ci conduce nell’affascinante mondo dei tuffi.

Serata con tanti ospiti, da Nicola Pietrangeli a Felice Mariani oltre ai campioni dei tuffi Oscar Bertone, oggi responsabile nazionale della specialità, Lorenzo Marsaglia, Piero Italiani, la squadra dei tuffi del Circolo Canottieri Aniene guidata da Benedetta Molaioli con tanti giovanissimi al seguito, e l’ex azzurro del nuoto, Roberto Pangaro. Bertone, ex tuffatore (è stato allievo di Cagnotto) ha affermato che «se in Italia esistono i tuffi è grazie a Klaus e poi al binomio con Cagnotto».

Il presidente dell’Aniene, Massimo Fabbricini, introducendo la bella serata nel Salone del Circolo ha ricordato che lo sport è di casa all’Aniene. «Adesso siamo anche un Circolo di tuffi – ha detto Fabbricini – e con Benedetta (Molaioli, ndr) siamo destinati a crescere in questo settore. Speriamo di avere presto un trampolino tutto nostro, in casa, per gli allenamenti e per crescere». Il nostro presidente ha ricordato come Giulio Onesti, numero 1 del Coni durante tutta la carriera di Dibiasi, fosse distaccato negli entusiasmi verso gli atleti. «Lui non manifestava mai la sua passione per i campioni – ha affermato Fabbricini – ma faceva un’eccezione: per Dibiasi».

Il libro è stato scritto a quattro mani da Klaus con l’amico Zanotelli. «Sono di Bolzano come lui – ha spiegato Mario – e il mio allenatore era Carlo Dibiasi, il papà di Klaus. Da qui il nome di Carletto nel nostro libro che vuole essere un manuale allegro. I tuffi? All’inizio tanta paura a buttarsi da lassù, ma grazie alla sicurezza che mi dava Carlo ho fatto il mio primo rovesciato».

Si è parlato di un mondo speciale, che ha visto Dibiasi, l’angelo biondo dei tutti azzurri, grande campione. «Poi è arrivato Louganis – ha detto Klaus – che è stato il primo tuffatore circense. A Montreal, dove ho vinto e lui è stato secondo, ho fatto un po’ fatica».

Ai suoi tempi – anni Sessanta e Settanta – ci si allenava quasi esclusivamente d’estate perché non c’erano piscine coperte.

Il viaggio nei tuffi ha toccato molti punti, dalla carriera di Klaus nella quale, per salire sulla scaletta nei suoi 19 anni di carriera (ha smesso, a 29 anni, alla fine del 1976) è come aver scalato 23 volte l’Everest ed è rimasto in volo 123 ore, ai tuffi dalle grandi altezze dove la sensazione di volare è immensa. Difatti, da quella piattaforma a 27 metri dall’acqua si vola davvero. «Ma è tutto calcolato per quei tre secondi di volo – ha detto Klaus – come accade per il secondo e mezzo dai 10 metri».