NewsAddio Davide Tizzano, medaglia d’oro dentro e fuori l’acqua

Addio Davide Tizzano, medaglia d’oro dentro e fuori l’acqua

Addio Davide. Tizzano, il primo Presidente della Federazione Italiana Canottaggio del nostro Circolo e socio per meriti sportivi, è scomparso oggi pomeriggio nella sua casa di Napoli. Vincitore di due medaglie d’oro olimpiche – una a Seul 1988 nel 4 di coppia e l’altra, ad Atlanta 1996, nel doppio – aveva 57 anni essendo nato a Napoli il 21 maggio 1968. Atleta e dirigente eclettico, oltre al canottaggio, infatti, ha praticato la vela arrivando a disputare anche la Coppa America sul Moro di Venezia vincendo la Louis Vuitton Cup. Da dirigente, Davide oltre a ricoprire il ruolo di Presidente della Federcanottaggio (era stato eletto il 24 novembre 2024) ha guidato dal 2001 al 2012 il Comitato regionale Campania della stessa Federazione, è stato il Direttore della Scuola Nazionale di Formia “Bruno Zauli” e ricopriva dal 2021 il ruolo di Presidente del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo

Davide ha lottato fino all’ultimo contro una brutta malattia.

Grande appassionato di cultura e filosofia orientale, era Presidente onorario della Federazione Italiana Kendo e ha dato vita a molte iniziative in ambito giovanile, agonistico, sociale e promozionale. Era anche ambasciatore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Spesso era a Roma e ogni volta frequentava il Circolo, del quale andava fiero, per allenarsi in palestra.

Ecco la cronaca delle due vittorie olimpiche, la prima a Seul 1988 quando ha vinto l’oro nel 4 di coppia (medaglia d’oro numero 139 per l’Italia) e la seconda ad Atlanta 1996 nel 2 di coppia (medaglia d’oro numero 153).

Seul, 15 settembre 1988/4 di coppia.

Agostino Abbagnale, Gianluca Farina, Piero Poli e Davide Tizzano sono stati una sorpresa meravigliosa perché se il due con dei fratelloni e del timoniere Di Capua era una certezza, questa barca è stata la rivelazione delle Olimpiadi. L’Italia del remo, poi, non aveva mai vinto due ori in una stessa edizione dei Giochi. Lo ha fatto a Seul bissando quello del “due con” appena mezz’ora dopo. Lo ha fatto con un’altra firma della famiglia Abbagnale, quella di Agostino, fratello minore di Carmine e di Giuseppe. Agostino è stato l’ultimo a salire sulla barca, a cento giorni dai Giochi togliendo il posto a Giovanni Calabrese che è stato dirottato nel singolo. Con lui, come abbiamo detto, c’erano Gianluca Farina, ragazzo di Casalmaggiore che fa il piastrellista; il comasco Poli, appena laureatosi in medicina con 110 e lode, e il napoletano Tizzano. Poli e Tizzano erano reduci da guai fisici: il primo aveva avuto seri problemi all’articolazione di una spalla, il secondo un anno prima era stato colpito da una pallottola esplosa da delinquenti che volevano rubargli la moto.

Tattica diversa da quella dei fratelloni per il “4 di coppia”: partenza controllata prima di esprimere il massimo della potenza. Hanno fatto così in batteria dove dopo metà gara hanno scavalcato l’Unione Sovietica prima agli ultimi due Mondiali, e la Germania Ovest. Stesso copione in semifinale: dietro fino ai 500 finali, poi via lasciandosi alle spalle i due armi tedeschi, Est e Ovest. In finale gli italiani sono stati secondi fino ai 500 dietro la Germania Est, al comando ai 1000 e poi ancora a inseguire 500 metri dopo, con l’Australia al comando. Lì, sono partiti e la Norvegia è rimasta dietro, a 2 secondi.

Nella festa, nel tuffo nell’acqua limacciosa del fiume Han, Agostino ha avuto addirittura paura perché non sapeva nuotare. Si è aggrappato al collo di Tizzano e gli ha strappato la medaglia d’oro che si è inabissata. Ci sono volute ore di lavoro di un sommozzatore per ritrovarla. Del gruppo uno ha smesso, Poli, per diventare ortopedico e divertirsi nello sport estremo con qualche partecipazione al Camel Trophy mentre Tizzano si è dedicato alla vela, grinder di prua con il Moro di Venezia alla America’s Cup.

1988 Seoul, canottaggio, Poli, A. Abbagnale, Tizzano, Farina.

Atlanta, 27 luglio 1996/2 di coppia.

Il più piccolo degli Abbagnale, Agostino, con Davide Tizzano sono tornati a vincere una medaglia d’oro. Li avevamo lasciati, entrambi, sul podio a Seul ’88 quando avevano conquistato il successo nel quattro di coppia insieme a Farina e Poli. Ed entrambi sono tornati all’amore del canottaggio dopo un lungo stop. Agostino era stato bloccato da una tromboflebite alla gamba sinistra, con la carriera appesa a un filo prima di ottenere l’ok dai medici per riprendere a remare. Tizzano, invece, aveva litigato con la Federazione e si era dedicato alla vela salendo a bordo del Moro di Venezia per l’America’s Cup. Il ritorno su un armo è avvenuto quasi per gioco, durante una regata di barche storiche a Pisa.

Giuseppe La Mura, che cercava una barca da qualificare per Atlanta, ha messo il nipote insieme a Farina ma il feeling non è decollato. Allora, il tecnico ha chiamato Tizzano. Mancavano, però, soli cinque mesi alle Olimpiadi, davvero pochi per un’impresa del genere. L’impossibile lo hanno colmato loro due, con grande decisione e con passione. «Noi in barca ci divertiamo», hanno ammesso svelando il segreto di quel miracolo. Chi, invece, si è divertito meno sono stati i loro avversari. Sul lago Lanier, dove si sono svolte le regate olimpiche, la coppia Abbagnale-Tizzano ha concesso nulla ai rivali. Senza storia la batteria che i due azzurri hanno conquistato in 6:48.22 battendo lettoni e croati e poco gli importava se la coppa norvegese Undser-Storseth avesse realizzato il miglior tempo. Difatti, in semifinale, proprio i norvegesi (e i tedeschi) sono rimasti dietro mentre l’armo azzurro tagliava il traguardo in 6:37.48 mentre nell’altra semifinale la Francia ha fatto segnare un crono inferiore.

La finale doveva essere una formalità, tanto che i nostri ragazzi l’hanno attesa giocando a carte. Abbagnale in gara dettava il ritmo, Tizzano chiamava gli attacchi. Subito e sempre al comando, con un unico spavento ai 300 finali con i norvegesi che hanno tentato l’attacco che, però, è rimasto un vano tentativo. L’oro è stato accolto dal gran pianto di Agostino che aveva rischiato, come detto, di non salire più in barca. «Questo successo può dare speranza a chi è stato male come me», ha detto il giovane Abbagnale mentre Davide, disidratato, ha avuto bisogno dell’intervento dei medici. «Ero distrutto e negli ultimi cento metri sono crollato – ha ammesso il napoletano – Sì, siamo due fantasmi d’oro».

Davide Tizzano e Agostino Abbagnale ad Atlanta